sabato 26 gennaio 2008
Totò di è dimesso. Ci voleva tanto?
"Francamente preferisco la via dell'umiltà. Lo faccio per non tradire quegli ideali ai quali sono stato educato, lo faccio per la mia famiglia e lo faccio come ultimo atto di rispetto verso i siciliani, che in questi anni ho servito con dedizione, semplicità e con quella onestà che sono certo mi verrà completamente riconosciuta".
"Già al momento della sentenza sentivo dentro di me il dovere di compiere questo passo, ma ho deciso di attendere sino all'approvazione del Bilancio e della Legge Finanziaria, per senso di responsabilità verso una terra che continuerò ad amare e che in questi anni ho servito fedelmente, consegnando ad essa tutto il mio tempo e le mie energie".
Ma lo stesso Cuffaro proprio il 19 gennaio scorso diceva a tutti che restava, che doveva restare per rispetto ai siciliani. Ora questo stesso rispetto per i siciliani diventa la fonte delle sue dimissioni. A giornalisti, politici, a tutti quelli cui distribuiva baci e abbracci, diceva che sarebbe rimasto. "Non mi dimetto" ripeteva, nonostante i cittadini gridavano nelle piazze "dimettiti!".
Tutti si focalizzano sulla vicenda "cannoli", come se il problema reale fosse questo. Tutti lì a guardare il dito che nasconde la luna, mentre i fatti reali sfuggono alla percezione e alla memoria. L'incoerenza dell'ormai ex presidente della Regione è sconcertante, ma nessuno sembra rendersene conto. Nessuno sembra capire che Cuffaro si sarebbe dovuto dimettere comunque. Nessuno sembra rendersi conto che in realtà l'astuto Cuffaro è riuscito a trionfare anche nella disgrazia, trasformando le sue dimissioni in un atto sacrificale per il bene supremo.
Ci si augura a questo punto che la memoria dei siciliani non vacilli e che resista alle macchinazioni politiche. Ci si augura che questa volta i siciliani sappiano scegliere un degno rappresentante. Ci si augura che finalmente si abbia un pò di tregua.
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