martedì 29 gennaio 2008

La bambina, il pugile e il canguro

La bambina, il pugile, il canguro è l'ultimo libro scritto dal giornalista Gian Antonio Stella. Certo, dopo aver letto La Casta (che Stella ha scritto insieme a Sergio Rizzo), difficilmente ci si immagina di poter leggere un libro così "tenero". La storia è centrata sul rapporto simbiotico e vitale tra una bambina down, che tutti chiamano mongoloide o mongolina, e Primo, il nonno materno che se ne prende cura e che decide di chiamarla Letizia, nonostante l'apparente disgrazia.

Stella è molto delicato nello scrivere le vicende di questo strano nucleo familiare. Riesce a raccontare le distanze che esistono tra le persone, mettendo in evidenza come il pregiudizio e il comportamento di molti sia ancora lontano da una vera e profonda integrazione dei disabili.

"A me sembra la più bella di tutte", dice fin da subito il nonno, proprio a rimarcare il fatto che l'amore non si può fermare all'apparenza e che non può essere ostacolato da un cromosama in più. E il chiamarla Letizia è un segno che la gioia di una nuova vita è totale anche quando le circostanze ti portano a dubitarne.

Durante il racconto, i nonni e la nipotina dovranno affrontare tante delusioni e superare con coraggio i muri di ipocrisia e di pregiudizio che si ergono intorno alla piccola. Ma la determinazione di Primo e l'allegria inconsapevole di Letizia sapranno portare il lettore verso la fine del libro e a desiderare di continuare a leggere ancora, e ancora, e ancora...

Di contorno alle vicende personali di Letizia, Primo e la moglie Nora, c'è tutto uno scenario storico e sociale che vede l'Istria come territorio di conflitti e di contesa, così forte da incidere sulla vita delle persone, costrette a seguire il flusso della storia. Anche su questo versante, Stella è riuscito con tatto a descrivere le emozioni contrastanti, le amicizie interrotte e le storie di transito di quelle zone, facendole vivere (attraverso l'immaginazione) anche a chi dista miglia di chilometri.

Un bel libro, in cui gioia e dolore, umorismo e tragedia si mescolano e offrono una piacevole lettura, ma anche una serie di spunti su cui riflettere.

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