martedì 30 marzo 2010

LA MIA RECENSIONE DE IL FILO ROSSO

Ricordo quando due estati fa Claudio mi consigliò di leggere Bilico di Paola Barbato. Lo lessi in spiaggia, in poco meno di 2 giorni e appena terminato, lo ricomincia immediatamente per assaporare quei dettagli che la seconda lettura illumina con una luce nuova, diversa.
L'estate successiva fu la volta di Mani nude. L'ho letto durante un fine settimana sui Nebrodi, immersa nel nulla della natura, cornice ideale per farsi rapire da quel libro. Lo lessi tutto d'un fiato. Mi costava fatica chiudere il libro. C'era una forza che mi costringeva a continuare a leggere, a vivere quella storia, a provare le emozioni di Batiza. Ai tempi scrissi questo. E rileggendo adesso a distanza di tempo, non cambierei una virgola! Naturalmente non l'ho più neanche aperto...
De Il Filo Rosso ne ho seguito buona parte dell'evoluzione, nel senso che seguivo Paola Barbato sui suoi blog e sul suo profilo Facebook alla ricerca di notizie. Poi ho smesso, perchè temevo di rovinarmi la "sorpresa". Mi rifiutavo di guardare le foto che lei postava, mi limitavo a sbirciare, senza approfondire nulla, promettendomi che avrei recuperato questa lettura solo dopo aver terminato il libro. Così è stato! Ieri ho finito di leggere il libro e poi mi sono fiondata sul blog dedicato al libro.

Sensazioni provate: malessere generico, diffuso, inspiegabile a parole. Sono una lettrice di "pancia", quindi i libri della Barbato per me sono ideali. Mi ci tuffo a capofitto, lasciandomi guidare dalla corrente.
Con Il filo rosso mi ha preso per mano e accompagnata in questo viaggio nei meandri del Male. Non sono riusciuta a vivere la storia come mi capita con altri libri, né ad immedesimarmi in qualcuno dei personaggi. Ho assistito allo svolgersi della storia, come una spettatrice a teatro. Non sono riuscita a odiare, a provare compassione, rabbia o qualsiasi altra emozione. O probabilmente, ho provato tutto contemporaneamente.

Non c'è nessun colpo di scena "eclatante". Tutto gira come un ingranaggio, la storia scivola senza particolari sobbalzi, ma non in modo banale o scontato... Mi è sembrato che la discesa verso quell'inferno sia stata quasi naturale, ma allo stesso tempo lacerante, un taglio lento, che va in profondità, un laccio che stringe la gola, soffoca e alla fine uccide quasi con dolcezza. Ecco cosa è per me quel filo rosso, quello che l'autrice nello "strillo" descive così:

"Quello che ci unisce è un filo sottile. Gli altri pensano che il dolore sia una bomba che ti esplode nel cervello, ma non è così. E' un filo sottile, il dolore. Un filo rosso."

Tra i tre, Mani nude rimane il mio preferito, ma questo mi lascerà un'impronta, una traccia bella profonda. Consiglio di leggerlo solo a chi ha il coraggio di guardare in faccia il Male, il Male più diabolico che possa esistere a questo mondo. Perchè come ho detto appena chiuso il libro: "Mani nude ti riempie di cazzotti e di legnate e ti rialzi sanguinante e dolorante; Il filo rosso ti accompagna all'Inferno e ti ci lascia per molto tempo".

Buona lettura!



PS (ATTENZIONE AL PIZZICO DI SPOILER): Bellissima l'idea di lasciare nelle mani del lettore le sorti dei personaggi (compreso l'azzeccatissimo Danko).

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